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Il conflitto sano genera confronto anche nei contesti educativi

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    Educazione 0/6
  • 15 feb 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 16 feb 2019


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di Jarmila Chylova Dott.ssa Psicologa


Il conflitto fa parte della vita e delle relazioni tra le persone. Esso rappresenta una naturale componente della vita sociale in ogni suo ambito, da quello personale a quello lavorativo. Scaturisce dalla normale voglia di esprimersi e di confrontarsi con gli altri.

Un conflitto costruttivo può essere un mezzo utile per far valere le nostre opinioni, conoscere quelle degli altri nella massima libertà di espressione e valorizzando la diversità. E’ impossibile vivere senza conflitti.

L'assenza di conflitto genera mostri!

I conflitti praticamente non si possono evitare completamente.

Occorre imparare a negoziare e gestirli nella maniera costruttiva, cioè in modo rispettoso dell’altro e di noi stessi al fine che possano arricchire la relazione anziché distruggerla.

Il conflitto è un fenomeno socialmente complesso ed è per questo che gestirlo nella maniera corretta non è semplice né scontato.

Quando ci confrontiamo con l’altro entrano in gioco diversi fattori: cognitivi (pensieri, credenze, convinzioni), comportamentali (impulsività, aggressività, passività), emotivi (frustrazione, rabbia, vergogna), ma anche quelli profondi che toccano la nostra identità.

Talvolta, nel conflitto, ci capita di avere la sensazione che aprirsi verso l’altro prendendo in considerazione un punto di vista diverso dal nostro, ci fa perdere qualcosa di noi, perdere una parte del nostro valore.

Un conflitto non gestito nella maniera corretta rimane annidato nella relazione, crea tensioni e incide sul clima.

Esso circola nelle emozioni e nell’ambiente e si esprime soprattutto tramite il linguaggio non verbale.

Le emozioni negative che vengono a far parte del circuito relazionale incidono sul clima organizzativo che ha poi a sua volta effetti negativi sia sulle persone che lavorano, provocando loro notevole stress, ma anche sull’utenza che nel caso delle maestre d’asilo e delle educatrici sono i bambini.

Anche se nel momento di confronto tra due colleghe, lì per lì può diventare l’obiettivo profondo far valere la propria persona e far prevalere la propria opinione su quella dell’altra collega, occorre sempre ricordare lo scopo unico e comune: il benessere dei bambini da accudire e di cui si è personalmente responsabili.

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